SCOLIOSI: che cos’è?

DEFINIZIONE:  – “la scoliosi è una deformità del tronco che si concentra sulla colonna vertebrale, deformandola nelle tre dimensioni dello spazio, caratterizzata dalla presenza del/dei gibbo/i postero-laterale/i, antero-laterale, dalla modificazione dell’assetto della pelvi e che riconosce una eziopatogenesi varia”. 

Questa definizione della scoliosi, può considerarsi ancor oggi una novità, pur essendo stata pubblicata nel mio libro sulla scoliosi già dal 1991.
Quando studiavo medicina io, negli anni ’70, veniva insegnato che “la scoliosi è una deviazione laterale permanente della colonna vertebrale”.
Purtroppo questa ingenua definizione viene ancora insegnata nelle Università, ma niente è più errato di questo modo di considerare la scoliosi con conseguenze drammatiche ai fini del trattamento. Io non dimenticherò mai quei bruttissimi gibbi a cresta
conseguenti più che alla deformità scoliotica, alla spinta laterale dei corsetti usati e confezionati in base a questa errata definizione. Questa definizione si è andata perfezionando col tempo, grazie anche agli studi del Perdriolle, che approfondì le ricerche sulla rotazione delle vertebre e fu un ulteriore passo avanti, ma non ancora la meta. Osservando gli scoliotici gravi sembrerebbe abbastanza ovvio quanto dirò di seguito, ma tant’è che ancora oggi, le varie definizioni di scoliosi si limitano alla colonna vertebrale. In effetti la colonna vertebrale è deformata, ma anche le coste sono deformate, lo sterno è deformato, i muscoli sono deformati (diaframma, mm. paravertebrali, addominali, ecc.), i polmoni sono deformati, il mediastino è deformato, le fasce sottocutanee e la pelle sono deformate, ecc.. La definizione da me proposta ed indicata all’inizio è molto precisa. Essa sposta l’attenzione dalla sola colonna vertebrale a tutto quanto il tronco. Ma che cosa ha a che vedere col trattamento questa definizione? E’ molto semplice: da questa nuova definizione scaturisce un’immediata modificazione del trattamento, perché (1) viene ampliato il bersaglio su cui si deve agire, ossia tutto il tronco e non la sola colonna vertebrale; (2) orienta sulla valutazione dei risultati valorizzando quelli estetici e quelli funzionali, non potendosi correggere la deformazione ossea neppure con la chirurgia; (3) fa capire come sia lontana dall’obiettivo utile, la proposta chirurgica, specialmente nelle scoliosi dell’adulto (o peggio ancora dell’anziano), dove, non potendo correggere che parzialmente la colonna vertebrale, si ha il danno funzionale, quello estetico (la cicatrice), quello dei postumi a lunga distanza di tempo (oltre i 20 anni), e non di rado la necessità di ripetere l’intervento dopo poco tempo per cause varie (cadute, incidenti, attività sportive, rottura dei mezzi di sintesi, ecc.). Così, una persona operata di scoliosi all’età di 20 anni, dopo altri 20, o anche dopo altri 30, ha un’età di soli 40 o 50 anni.
Che cosa fa da allora in poi, se l’artrodesi non funziona più, o si rompe semplicemente cadendo dalle scale, o per la strada, o dal motorino, o per un tamponamento in un incidente stradale, ecc.?  

Si capisce anche come, in questa nuova ottica derivante dalla definizione più completa “…deformità del tronco…”, la ginnastica medica trovi la sua massima utilità. Ciò è documentato dalla nostra ricerca promossa dall’ISTITUTO DUCHENNE di Firenze (vedi atti del XIII Congresso Nazionale SIEF indicati in bibliografia). Tornando sulla chirurgia della scoliosi, si deve dire subito che essa non ha senso essendo in effetti, al di là delle apparenze, un grave danno per la colonna vertebrale, non potendo né affrontare, né risolvere le altre deformazioni del tronco elencate sopra. I controlli a distanza dall’evento chirurgico, oggi disponibili e non “ieri”, quando ancora non si poteva sapere come sarebbe andata a finire nel corso del tempo, ossia a distanza di decenni dall’operazione, documentano la inutilità e la dannosità di tale atto “terapeutico” e tornerò su questo argomento.

Continuando le osservazioni sulla scoliosi, ci sono oggi varie altre novità, che sono fondamentali da tenere presenti nel trattamento della scoliosi, in particolare della scoliosi idiopatica evolutiva e che qui di seguito saranno esposte.

SIGNIFICATO DEL TRATTAMENTO 

Nella scoliosi si è potuto constatare che le deformazioni scheletriche, una volta instauratesi, non possono regredire. Quest’affermazione ha soltanto una eccezione teorica: se si riuscisse a fare la diagnosi per tempo, ciò significa quando la maturazione definitiva delle ossa e delle vertebre in particolare, non fosse ancora completata, potrebbe essere possibile influenzare, con le tecniche ortopediche opportune, il futuro accrescimento scheletrico ancora da completarsi, orientandolo verso il migliore risultato definitivo, anche correggendo la deformazione che avesse già iniziato a modificare la forma delle vertebre interessate dalla curva scoliotica . Quest’ultima ipotesi non è strampalata, ma ha delle basi solide nella conoscenza delle leggi dell’accrescimento dello scheletro, ben note all’Ortopedia fin dai suoi albori. Tra queste leggi cito la Legge del Delpech, la legge di Wolf, l’effetto (positivo o negativo a seconda di ciò a cui si tenda) dell’esercizio fisico – muscolare e articolare – l’effetto delle posizioni e degli atteggiamenti assunti durante la vita quotidiana (incluso le attività lavorative, o sportive, o ludiche, ecc.), gli effetti di ortesi confezionate ad hoc per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici prefissati, ecc., dove questo ecc. sta per tutto ciò che possa essere utile al risultato, o dannoso, se usato in modo rispettivamente corretto, o errato. Sulla base di queste premesse, e considerato che la scoliosi è una deformità con effetti negativi sul piano funzionale e soprattutto su quello morfologico (deformità), si può concludere che i risultati nella cura della scoliosi possono essere ricercati SOLTANTO su questi due aspetti: quello morfologico e quello funzionale contemporaneamente. In questa ottica avviene allora che il trattamento ortesico ben condotto (corsetti o busti), associato alla GINNASTICA MEDICA, siano il trattamento che dà i migliori risultati ed anche i più stabili, a condizione che i corsetti siano fatti bene, che siano indossati per il tempo necessario, e che la ginnastica  venga praticata come igiene di vita per tutta la vita. In questa affermazione niente di strano o di impossibile, se si considera che la GINNASTICA rappresenta, per l’uomo contemporaneo, comunque una igiene. Essa vale per tutte le persone indipendentemente dal fatto che abbiano o non abbiano una scoliosi. La Ginnastica in effetti deve essere praticata per tutta la vita per vicariare le esperienze motorie naturali (che l’uomo civilizzato non esercita più), e per contrastare le conseguenze dannose della sedentarietà. L’unico problema che si pone risiede allora nella scelta degli esercizi da eseguire e su questo aspetto dovrebbero concentrarsi soprattutto gli studi e la ricerca. A tutt’oggi non è così, tranne che al nostro ISTITUTO DUCHENNE  scuola nazionale di Educazione Fisica e nell’ambito della Società Italiana di Educazione Fisica (SIEF). I dati a nostra disposizione documentano concretamente la validità dell’affermazione fatta sopra e rimando alla mia pubblicazione sulla “Efficacia del trattamento della scoliosi idiopatica con corsetto CHÊNEAU e Ginnastica Medica secondo le tecniche I.D.” (vedi alla bibliografia). 

Appare anche ovvia l’importanza della diagnosi precoce, perché essa può consentire di intervenire con le misure appropriate quando la deformazione scheletrica è molto piccola e quindi più facilmente riportabile verso la normale morfologia con le misure terapeutiche indicate sopra, agendo sulla crescita scheletrica che ancora manca e che deve quindi completarsi in modo migliorativo. Purtroppo, per motivi anche in parte comprensibili, la diagnosi precoce di scoliosi evolutiva non viene generalmente fatta, e si arriva quasi sempre a fare la diagnosi quando la deformazione ha già preso piede, ma sarebbe bene che, per esempio, attraverso indagini scolastiche condotte sistematicamente ed in modo competente, si potesse arrivare a superare anche questa difficoltà. 

NO AL TRATTAMENTO CHIRURGICO,  perché:

  • I risultati della chirurgia sul piano della funzionalità, sono più invalidanti della deformità operata (esempio: un soggetto con la sua scoliosi può, se gli piace, andare a cavallo; un soggetto operato di artrodesi vertebrale per scoliosi non deve andare a cavallo, perché se cade può farsi molto male e soprattutto può danneggiare l’artrodesi e doversi rioperare. Ciò può accadere anche se cade e sbatte il sedere, semplicemente scendendo le scale; non può fare Judo ed altre arti marziali, perché se si prova a farlo, dopo le prime cadute sul tatami deve tornare in sala operatoria a rioperarsi della rottura dell’artrodesi. Sempre per lo stesso motivo non può ballare danze latino-americane, o danze moderne, non può fare sport di contatto come rugby, pallacanestro, calcio, o sport motoristici, ecc.).
  • Il beneficio estetico è annullato dalla bruttezza della cicatrice cutanea e dalla modificazione impressa nella gestualità motoria dovuta alla rigidità della colonna vertebrale artrodesizzata; inoltre, scoliosi gravi non possono essere raddrizzate dalla chirurgia, facendo permanere la deformità ed aggiungendo il danno ed i rischi chirurgici. Per contro, scoliosi lievi non devono essere operate, ma curate soltanto incruentamente.
  • L’artrodesi vertebrale non ripristina la funzionalità, come già detto sopra, ma neppure la forma del rachide normale (in altre parole la chirurgia della scoliosi, non è comparabile, per esempio, con la chirurgia per un’appendicite, in quanto a risultati).
  • A lungo andare (oltre i 20 anni dall’intervento chirurgico) si manifestano i danni (gravissimi ed anche ingravescenti) dell’irrigidimento meccanico prodotto dalla chirurgia del rachide (vedi per esempio la cosiddetta “sindrome giunzionale” che si verifica per motivi di ordine semplicemente fisico-meccanico, quindi inevitabili,  al passaggio tra il tratto artrodesizzato (rigido) della colonna vertebrale e le vertebre immediatamente sopra o sotto dove si realizza un effetto cerniera).
  • È documentata una perdita di correzione (leggi peggioramento delle curve scoliotiche) anche dopo la chirurgia e non sono rari i pazienti che ad un certo punto della loro vita, sono costretti ad operarsi di nuovo, anche per inconvenienti sulla artrodesi o sullo strumentario, con risultati progressivamente peggiori e meglio sarebbe stato se si fossero tenuti la loro scoliosi.
  • Altri elementi negativi in relazione alle caratteristiche specifiche di ogni soggetto (rigidità articolari di altri distretti, problemi lavorativi, ecc.).

La condanna della chirurgia nel caso della scoliosi idiopatica dell’adolescente dovrebbe essere considerata anche sul piano legale, perché sarebbe bene ribadire che, anche se sappiamo che nel mondo si continua ad operare scoliosi con angolazione sopra ai 50 gradi Cobb (e anche meno), OGGI, non ieri, è possibile documentare, quindi sappiamo, in base alla verifica fatta su soggetti operati prima degli anni ’80, ossia con un controllo a distanza di oltre 30 anni, che la chirurgia della scoliosi non dà risultati che siano superiori alla deformità, quindi oggi sappiamo che non dovrebbe essere fatta. Ciò non poteva essere conosciuto in precedenza, non potendoci essere tale verifica. In effetti oggi sappiamo anche che, scoliosi gravi non operate, ma seguite con la ginnastica opportuna, eseguita secondo le tecniche I.D., confrontati con soggetti operati, vanno decisamente meglio dei secondi (vedi atti del XIII CONGRESSO NAZIONALE   S.I.E.F. su “IL TRATTAMENTO INCRUENTO DELLA SCOLIOSI OGGI” pubblicati sulla rivista “I.D. Educazione Fisica” organo ufficiale della Società Italiana di Educazione Fisica (S.I.E.F.) – Anno VIII – Numero 2/2009).

NO  GESSI – perché:

Il corsetto CHÊNEAU oggi disponibile, ha più vantaggi del gesso in termini di efficacia ed è amovibile (contrario di inamovibile) per le necessità contingenti della vita quotidiana del paziente, dunque non serve più il gesso, neppure nelle scoliosi idiopatiche dell’adolescente sopra ai 50°Cobb. È ovvio che questo corsetto, di difficile costruzione, deve essere fatto bene. La sua efficacia è ben documentata dal suo ideatore, il Dott. CHÊNEAU (vedi anche la stessa rivista scientifica segnalata al punto precedente). Questa affermazione vale in modo “certificato” (uso questo aggettivo perché mi sembra più potente di “documentato”) per scoliosi al di sotto dei 40 gradi Cobb. Personalmente sto usando questo corsetto anche per scoliosi al di sopra di tale gravità ed anche in soggetti adulti, con risultati buoni. Ciò mi sembra incoraggiante e meritevole di ulteriori approfondimenti e di ricerca.

DEVE SEMPRE ESSERE PRESCRITTA LA GINNASTICA MEDICA (o ginnastica correttiva a seconda delle situazioni) eseguita secondo le tecniche I.D.. Questa deve essere affermata come una novità di OGGI (anche se è già dal 1978 che io la insegno ai miei allievi, è pubblicata sul mio libro di Ginnastica Correttiva già dal 1992 ed è stata aggiornata anno per anno in base alle esperienze fatte presso l’ISTITUTO  DUCHENNE di Firenze e dalla S.I.E.F.). Non di “ieri”, perché soltanto oggi è verificata nella sua efficacia come coadiuvante indispensabile nel trattamento della scoliosi. In passato (qualcuno purtroppo ancora oggi…) veniva sostenuto dai Professori di Educazione Fisica e dai “Chinesiologi”, non da me, che la Ginnastica Correttiva potesse correggere le curve scoliotiche della colonna vertebrale e ciò era sbagliato. OGGI  sappiamo che non è vero, ed è quindi bene specificare che la ginnastica correttiva, contrariamente a quanto veniva sostenuto in passato, non ha nessuna possibilità di agire per “correggere” la scoliosi. Oggi tuttavia è stato definito da me ed è stato pubblicato sulla rivista “LA GINNASTICA MEDICA” che la Ginnastica (correttiva o medica a seconda dei casi) è fondamentale nel trattamento della Scoliosi. Essa ha altri compiti, che la rendono essenziale nella cura della scoliosi insieme al corsetto – perché:

  • Deve essere mantenuto il trofismo muscolare, che il corsetto diminuirebbe per il solo fatto di non fare lavorare i muscoli
  • Si devono rinforzare i mm. deboli – e lo si deve fare con esercizi mirati e non generici, che potrebbero essere dannosi per la colonna vertebrale
  • Si devono allungare i mm. corti (specialmente i mm ischio-crurali) –  ed anche in questo caso vale la precisazione detta al punto precedente
  • Si deve agire per migliorare il portamento nella gestualità della vita quotidiana e favorire il controllo volontario del corretto assetto del tronco in modo autonomo, per quando il corsetto sarà tolto definitivamente
  • Si deve migliorare la ventilazione polmonare
  • Si deve trazionare la colonna vertebrale con gli esercizi di sospensione simmetrica (questa è una prerogativa della ginnastica eseguita secondo le tecniche I.D.)
  • Si deve favorire l’azione modellante del corsetto e la sua tollerabilità (esercizi eseguiti in corsetto)
  • Altro in relazione al singolo caso specifico.

Note:

  1. la ginnastica non agisce per correggere la scoliosi (l’osso), ma ciò nonostante è essenziale per i motivi elencati sopra (e ciò è anche intuitivo).
  2. La ginnastica deve essere eseguita secondo le tecniche I.D., perché sono le uniche verificate
  3. Non devono essere eseguite altre tecniche di ginnastica o di sport qualunque con funzione del miglioramento della scoliosi, perché in tal coso potrebbero essere fatti eseguire esercizi dannosi per la colonna vertebrale (per esempio le mobilizzazioni della colonna vertebrale). Ciò nondimeno, il soggetto con scoliosi farà le attività sportive che gli piacciono e per le quali ha interesse, se non sono ritenute nocive per la scoliosi, praticandole come svago (non come agonismo almeno finché è in cura) – nuoto, tennis, sci, giuochi sportivi, ecc.

Un’ultima affermazione conclusiva: la Ginnastica non ha obbligo di risultato in termini di correzione delle curve scoliotiche della colonna vertebrale, ma ha obbligo di risultato nei confronti degli elementi da lei “aggrediti”: quelli indicati precedentemente. L’eventuale fallimento della Ginnastica può quindi essere letto soltanto se quegli obiettivi non vengono raggiunti, non se la colonna vertebrale non si corregge. Questo ultimo elemento (la correzione delle curve scoliotiche) è estraneo alla ginnastica, non compete a lei, ma al corsetto.

SCOLIOSI “DE NOVO”

Oggi si assiste ad un notevole incremento delle scoliosi al di sopra dei 40 anni (scoliosi de novo). Questa è una novità, perché queste scoliosi un tempo non si manifestavano per la minore durata media della vita delle persone, ma anche perché un tempo venivano meno osservate. Si deve dire che queste scoliosi, diversamente da quelle giovanili, si fanno segnalare per il dolore alla schiena. Questo dolore può anche essere curato in quanto tale con i farmaci antalgici, ma non soltanto con quelli. In queste scoliosi si deve agire con la ginnastica medica ed anche in questo caso gli esercizi devono essere eseguiti secondo le tecniche I.D., perché verificate. Non dovrebbe trovare posto la chirurgia, se non in casi gravissimi e selezionati, perché queste scoliosi non sono correggibili, sono rigide e l’osso è molto meno solido che nel soggetto giovane. La ginnastica medica eseguita secondo le tecniche I.D., è il trattamento che ha dato i migliori risultati anche contro il dolore alla schiena provocato da questo tipo di scoliosi, se iniziata a praticare per tempo.

OGGI

non c’è più nessuna difficoltà nei confronti della gravidanza per le donne che hanno una scoliosi, per quanto grave essa sia. Ho incontrato personalmente donne che sono state indotte a rinunciare ad avere figli a causa della loro scoliosi, o peggio ancora, che sono state indotte ad operarsi con la minaccia di non potere avere figli a causa della loro deformità. Niente di più assurdo OGGI. È consigliabile magari che una donna che ha una scoliosi si limiti ad avere due figli, per evitare di sovraccaricare comunque la sua schiena, con gli squilibri meccanici e muscolari che ogni gravidanza comporta.

AGGRAVAMENTO CON IL PASSARE DEGLI ANNI

Questa non è proprio una novità, ma merita di essere menzionata. Una volta veniva detto che la scoliosi, al termine della crescita staturale si sarebbe stabilizzata – ossia non sarebbe peggiorata ulteriormente. Purtroppo non è così. La scoliosi continua ad aggravarsi, anche dopo il termine della maturazione scheletrica, in modo molto più lento ovviamente, se non viene continuamente contrastata. Si deve subito aggiungere che questo deterioramento dell’efficienza fisica e la tendenza all’incurvamento della schiena fa parte dei processi di invecchiamento di TUTTE le persone. Per questo motivo ed in ogni caso, tutti dovrebbero fare della sana ginnastica (ginnastica secondo le tecniche I.D.) e pertanto, a maggior ragione, anche chi abbia una scoliosi.

IGIENE POSTURALE

Anche questa non è proprio una novità ma rappresenta una ipotesi plausibile, ma non documentata e che tuttavia non deve essere ignorata. Ci sono molte, troppe persone adulte (ma anche giovani e soprattutto anziani) che sono soliti atteggiarsi in modo storto quando stanno seduti, magari in poltrone, o divani, ecc.. La posizione che sono soliti assumere è generalmente sempre la stessa, ossia appoggiati sempre dalla stessa parte, con il tronco storto sempre nella stessa maniera. Questo modo di stare è classificabile come una forma di “atteggiamento scoliotico” (colonna vertebrale che sta curva lateralmente). È plausibile ritenere che ciò agisca alla stessa stregua di un esercizio posturale e che determini, a lungo andare, un allungamento della muscolatura del tronco dalla parte della convessità della curva ed un accorciamento dalla parte concava, realizzando un terreno favorevole per l’instaurarsi di una vera scoliosi (scoliosi posturale), o in certi casi, per aggravare una scoliosi rimasta lieve ed ignorata fino a quel momento (S.D.A.). È esperienza comune che le persone adulte, ma non solo loro, che abbiano una scoliosi, con facilità si siedono appoggiandosi per parte al bracciolo della poltrona o del divano sul quale sono seduti e lo fanno sempre nello stesso modo, anche perché il modo opposto risulterebbe per loro scomodo. Quanto detto qui resta comunque e soltanto una ipotesi non verificata, ma affascinante per spiegare l’origine ed anche la gravità di certe scoliosi dell’adulto o dell’anziano insorte quasi dal nulla, senza che ci fosse nessun sentore della loro esistenza in età giovanile. Una cosa è comunque certa: il rispetto delle norme igieniche, anche quelle posturali, rappresenta uno dei cardini dell’educazione “formale” che dovrebbe essere data a tutti i bambini…e da rispettare anche da adulti e per tutta la vita.

INCIDENZA DELLA SCOLIOSI

Nelle indagini scolastiche da me effettuate quando ero docente di Ginnastica Correttiva presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica (I.S.E.F.) di FIRENZE, nel condurre dei lavori di Tesi di Diploma in Educazione Fisica insieme ai miei allievi, facendo delle indagini scolastiche sull’incidenza dei Paramorfismi nella popolazione scolastica (dalle classi elementari alle medie superiori), è emerso un dato piuttosto preoccupante relativamente alla percentuale di scoliosi (per lo più sopra al 5 %). Non mi è stato possibile in quell’occasione verificare se tutte quelle scoliosi fossero poi diventate evolutive, ma considerando che io segnalavo e mi annotavo soltanto i casi ben evidenti, (per non creare timori ingiustificati nelle famiglie in caso di alterazioni incerte), ho ricevuto l’impressione di una percentuale non indifferente e comunque superiore al quel 3 per mille considerato fino ad oggi la percentuale reale nell’intera popolazione. Lo stesso discorso vale per i soggetti adulti e soprattutto anziani, dove si riscontrano scoliosi (ignote alla persona fino al momento della osservazione fatta magari per altri motivi) in gran numero e comunque superiore ad ogni aspettativa dichiarata nei libri e riviste scientifiche pubblicate in passato.

Il prof. Marco Pecchioli segue bambini, adolescenti ed adulti affetti da deformità scoliotiche e riceve esclusivamente presso l’Istituto Duchenne a Firenze.